La nuova generazione di TV Microled Samsung
Gli ultimi modelli di Microled Samsung si caratterizzano per un calo dei prezzi: un terzo in meno rispetto al passato, anche se si parla ancora di cifre importanti.
I costi di produzione dei Microled di Samsung si stanno abbassando, e questo si traduce anche in prezzi di listino minori, a beneficio dei consumatori. La nuova gamma di televisori, in base alle indiscrezioni diffuse dagli organi di comunicazione della Corea del Sud, vedrà come fiore all’occhiello un tv da 114 pollici, disponibile a un prezzo di 100mila dollari. Lo scorso anno, il prezzo del modello da 110 pollici si aggirava attorno ai 150mila dollari: come si nota, quindi, la cifra è diminuita più o meno del 33%, anche in virtù del cambio di tecnologia.
Come sono cambiati i Microled
La generazione precedente dei Microled di Samsung, infatti, si fondava sull’architettura di The Wall, che proveniva dalla gamma di monitor led destinati al digital signage, caratterizzati da schede di controllo discrete a circuiti stampati su cui erano montati i led. Per la gamma 2022, il marchio asiatico ha scelto di propendere per substrati in tecnologia TFT di tipo LTPS, al fine di produrre tagli minori, per i quali è necessario miniaturizzare ancora di più i led e, ovviamente, i circuiti di controllo relativi. Prendendo in esame la nuova gamma, si scopre che quest’anno il tv Microled più piccolo è da 89 pollici, con un prezzo attorno agli 80mila dollari (sempre che le indiscrezioni vengano confermate). Insomma, con il passare degli anni i prezzi si riducono sempre di più, per quanto restino molto alti: non si può certo affermare che tale tecnologia sia a portata di consumatore.
I chip led monolitici
Per realizzare i monitor Microled, pertanto, Samsung ha optato per l’adozione dei chip led monolitici a tre colori. Il motivo è presto detto: se la quantità di led si riduce, anche i costi di produzione diminuiscono, per altro in misura consistente. Così, è meno lontana l’idea di iniziare, prima o poi, con una produzione di massa. Allo stato attuale realizzare uno schermo Microled presuppone una procedura abbastanza elaborata, ed è per questo che i costi sono elevati. Samsung, però, con la scelta della nuova strategia prova ad andare incontro alle necessità del mercato.
I led miniaturizzati
Ma qual è il segreto di questo cambiamento? Con i display Microled, i led miniaturizzati vengono usati come pixel: in altre parole, nel caso di un monitor con risoluzione 4K c’è bisogno di 25 milioni di pixel, i quali diventano sempre più piccoli con il diminuire della diagonale del monitor. La questione è che sono al massimo di pochi centimetri i wafer di silicio che vengono adoperati per produrre i led, ed è per questo motivo che i led stessi devono essere trasferiti affinché possano venire installati sul pannello dello schermo. “Mass transfer” è il nome che definisce questo processo, che però è alquanto delicato ed elaborato proprio perché si parla di led di pochi micron.
La soluzione scelta da Samsung
C’è anche una piccola quantità di led che in genere subisce danni nel corso del trasferimento: di conseguenza quei led hanno bisogno di essere sostituiti o quantomeno riparati. È inevitabile, a questo punto, che i tempi necessari per la realizzazione di ciascun pannello si allunghino: più tempo ci vuole, più i costi di produzione salgono. È qui che interviene la soluzione che è stata scelta da Samsung: non più l’impiego di chip led singoli per ogni subpixel rosso, verde e blu, ma l’adozione di un chip RGB monolitico che è capace di riprodurre ogni colore. Così, tornando all’esempio di prima, non servono più 25 milioni di led per un monitor con risoluzione 4K, ma ne bastano 8 milioni e 300mila: il che permette di semplificare il mass transfer.
La produzione dei led monolitici
A questo punto sarebbe lecito domandarsi per quale motivo non si sia giunti già in passato a una soluzione del genere, e la spiegazione è netta: la produzione di led monolitici risulta alquanto complicata. Realizzare su un unico wafer di semiconduttore led con colori differenti impone di valutare le differenze in termini di efficienza a seconda della lunghezza d’onda, o di usare una struttura multistrato.